Comuni e luoghi comuni
I fedeli (?) lettori del sito sanno che Il Grande Ciaparche Verde ha una profondissima avversione per la burocrazia. Nonostante sia un Dio, nemmeno Egli ha la capacità di distruggere questa piaga, protetta da Dei (o Demoni) evidentemente più potenti. Ragion per cui, più spesso di quanto amerebbe, Il Grande Ciaparche Verde è protagonista di vicende surreali che lo vedono invischiato nelle pastoie della Burocrazia. Il termine stesso è onomatopeico: si pronuncia con fatica, le lettere costringono la lingua a rimbalzare contro il palato e ad avvoltolarsi su sè stessa; si avverte un'innaturale prostrazione fisica dopo averlo pronunciato ad alta voce. Provate, scandendo bene la parola.
Spieghiamo a voi fedeli la scelta del titolo. Comuni e luoghi comuni perchè la vicenda si svolge in parte presso uffici comunali ed in parte presso uffici postali, sui quali i luoghi comuni si sprecano: impiegati che non hanno voglia di lavorare, spesso assenti e via di seguito. Beh in base all'esperienza del vostro Ciaparche, non è così: nella quasi totalità dei casi descritti oltre Egli ha trovato persone preparate, disponibili, cortesi. Tranne un caso, di cui leggerete. Ci sta. Gli impiegati di cui vi narrerà sono vittima essi stessi, ahimè, della Burocrazia, che in altro articolo ho definito come un'entità autonoma che si autoalimenta.
Svesto i panni della Divinità e passo alla narrazione in prima persona.
È una soleggiata mattinata di dicembre. Devo ottemperare alla spiacevole incombenza del pagamento delle cartelle IMU. "Cartelle" perchè sono due: una per me ed una per un mio caro appena scomparso. Eh sì, la burocrazia si disinteressa del lutto e del cordoglio altrui, ma è comprensibile: il mondo e la vita vanno avanti. Comunque, presagisco guai.
Oddio, ci sta, a dire il vero. Sto producendo un documento in vece di una persona scomparsa, sia pure firmato dalla stessa da tempo, e mi rendo conto che non è una procedura corretta. Mi aspetterei però collaborazione ed aiuto dall'impiegato addetto, in questo caso dell'ufficio postale. È chiedere troppo? Vi ripropongo il dialogo fedele, anche se un po' romanzato per il vostro divertimento.
- "Non scocciare, sto guardando un porno"
- "Ficca la testa in un forno"
- "Buongiorno"
Per ora il desiderio di azzannare l'impiegato stesso e chi mi passava vicino era ancora a livello embrionale, insomma ero abbastanza tranquillo, mi aspettavo difficoltà. Certo, la cortesia e la professionalità dell'impiegato sono state notevoli, ma non perdo tempo in polemiche e torno a casa.
Si entra nella fase due: telefono all'Agenzia delle Entrate. Vado sul sito, sezione contatti, etc. etc. trovo un numero da chiamare, mi metto a letto a chiamo. Sì mi metto a letto per starmene sdraiato, visto che mi aspettavo tempi biblici. Invece no: dopo un paio di minuti parlo con un'operatrice, cortese e disponibile, che mi dice che l'IMU è un'imposta comunale (anche se la percentuale di spettanza dello stato è prevalente...) e di rivolgermi al mio comune. Giusto, consiglio sensato, avrei dovuto arrivarci da solo. Con il vantaggio che un contatto diretto negli uffici delegati mi permetterà di interloquire con un essere umano: se ho di fronte una persona impossibilitata a fuggire dovrà pure darmi qualche risposta, non può semplicemente buttare giù la cornetta.
Chiamo il centralino del comune per sapere a chi rivolgermi:
Ok, per oggi mi metto tranquillo. Arrivo alla sera della prima giornata di passione con moderato ottimismo.
Prima mattina del giorno dopo. Mi reco in Comune, sportello informazioni.
Ahi. Adesso è il MIO livello di crimine ad alzarsi di una tacca.
Benedetto il Ciaparche, quanto detesto la facile scappatoia che sempre si fornisce quando non si prende nota del nome della persona con cui si è parlato. Colpa mia. Devo però avere avuto un'espressione strana, perchè il tizio ci ha pensato poi ha risposto:
Più scoraggiato che imbufalito, provo. Ed ho fortuna: trovo un'impiegata dell'Ufficio Tributi (ma non erano assenti? Saranno entrati nottetempo...) che non solo è disposta ad aiutarmi, ma è pure preparata e professionale. La giornata sembra volgere al meglio. Spiego la situazione e l'impiegata comincia a verificare dei dati a terminale. Dopo un po' spuntano diverse incongruenze nei calcoli dell'importo da pagare:
Inizio a subodorare il suppostone gigante che sta per arrivare. Evidentemente il centro di assistenza fiscale che ha prodotto le cartelle IMU ha commesso qualche errore (di nuovo, visto che ne aveva fatto uno madornale in prima stesura che io - che non ci capisco niente - gli avevo fatto rilevare). Benissimo. Ormai ipnotizzato ed alla mercè dell'impiegata, chiedo cosa possiamo fare.
Il PLOP che avete appena sentito è uscito da un Wormhole, o cunicolo spazio-temporale, ed è il rumore del mio entusiasmo che collassa a terra come un budino.
La disponibilissima impiegata mi dedica una mezza mattinata ed alla fine ricostruisce la situazione. Al netto del rimborso che il comune mi pagherà quando più gli garberà, devo sganciare 700 euro circa. Ottimo. Ormai in balia degli eventi, mi vengono consegnate due nuove cartelle di pagamento. Interessante la postilla verbale riferitami dall'impiegata:
Il campo in questione recita: Codice fiscale del coobbligato (azz'è un coobbligato?!?!?) erede, genitore, tutore o curatore fallimentare.
Qualcosa è scattato nel mio cervello a questo punto, tu lettore hai già capito tutto: avrei potuto compilarlo subito in occasione della prima visita alle poste. So che sghignazzi delle mie sventure e della mia ottusità, ma devi pensare che ormai ero ridotto ad un automa senza alcun raziocinio. Il lettore scaltro dirà: se ci avessi guardato prima... Vero, ho dormito. Tuttavia, credo che avrebbe potuto darmene notizia anche il becero impiegato delle poste.. che se ne è guardato bene. E comunque meglio che non l'abbia fatto: avrei pagato una cartella errata, che mi sarebbe costata lacrime amare in futuro.
Torno ora al medesimo ufficio postale di cui sopra, sperando di evitare l'impiegato in guerra con il mondo. Bello, le porte automatiche non funzionano, si entra da un ingresso laterale dove sono assiepati non meno di 20 esseri umani in modalità iena. Ahi ahi, brutto segno. Mi armo di pazienza - siamo ottimisti, in comune ho pur trovato qualcuno che mi ha aiutato - ed attendo il mio turno. Prudentemente, ho compilato il campo di cui sopra scrivendo in uno stampatello chiarissimo il mio codice fiscale. Arriva il mio turno, con impiegato diverso per fortuna. Riporto la sola parte saliente del dialogo.
Esco, sconfitto, scornato, amareggiato, preoccupato e vagamente incazzato. Ma devo saltarci fuori. Prima idea: provo a contattare l'impiegata del comune che così gentilmente mi ha aiutato poco prima. Sito del comune, contatti, telefono, chiamata in corso (una volta su 50 i cellulari tornano utili...)
Bene. Attendo fiducioso. Dopo 18 squilli, appare chiaro persino a me che questo tentativo andrà a vuoto. Un secondo dopo cade la linea. Idea numero 1 andata, fuori un'altra: potrei chiedere ad una collega che compila abitualmente moduli F24 se sa di cosa parliamo. Nuova telefonata.
Le dico che si è appena guadagnata una colazione gratis. Le domande sono sempre semplici quando si sa la risposta... Però quel dovrebbero saperlo anche all'Ufficio Postale mi carica a pallettoni. Rientro, con un cipiglio che mi auguro esprimesse un misto di soddisfazione e severità, ma che probabilmente è apparso ai più qualcosa tra il malato e il folle.
Torno allo sportello; riporto solo le parti salienti dell'ennesimo dialogo con i solerti impiegati dell'Ufficio Postale:
Il modulo viene finalmente letto correttamente. Non so cosa avrei fatto in caso contrario.
È precisamente in questo momento che un pensiero mi è balenato; certo, una convinzione maligna e meschina, ma a questo punto dell'odissea chiunque, credo, sarebbe stato vittima di brutti pensieri. Ho avuto l'assoluta certezza che l'impiegato così poco collaborativo sapesse da subito qual'era il codice destinato a quel maledetto campo, e sia stato colto dal ben noto demone della perversità, così meravigliosamente raccontato dal genio di Edgar Allan Poe, ed abbia deciso di tacere semplicemente per meschinità. Sì, l'ho detto che è un brutto pensiero, ma mi è venuto, e per amore di verità lo cito. Non è che noi utenti siamo migliori di chi ci serve dall'altra parte dello sportello, riconosciamolo.
Un altro passo avanti, bene. Adesso, si cambia Comune: devo andare nel comune dove è avvenuto il decesso. Parto con fiducia, è l'ultima tappa di questo tour di due giorni nelle pieghe malsane della Burocrazia. Arrivo, entro, nessuna fila allo sportello - le cose iniziano a girare, finalmente! Ennesimo dialogo, che richiede una brevissima premessa sull'incredibile balzello che mi è toccato di pagare: la pazzesca tassa per il trasporto della salma sul territorio comunale, per la bellezza di 120,00 euro. Di solito ad una tassa corrisponde un qualsivoglia servizio. In questo caso non esiste servizio ma devo pagare comunque. Merita una storia a parte, che prima o poi scriverò. Nota: l'importo a pagare è indicato su un comune modulo A4, non è un F24, non c'è un vaglia, nulla.
Al "ma" mi sono interrotto. Avrei voluto continuare dicendo "il fatto che sia indicato un IBAN non significa necessariamente che il pagamento sia possibile solo tramite bonifico... Se non lo scrivete...". Poi mi sono reso conto che avrei potuto entrare in un loop infinito di risposte sarcastiche ed immotivate da parte dell'impiegata, che comunque, come si dice in questi casi, ha il coltello dalla parte del manico; considerato che avevo ancora diverse cose da fare allo stesso sportello, dopo "ma" ho atteso qualche istante ed ho continuato con "Va bene, grazie", per poi passare al resto.
Sì lo ammetto l'ho un po' abbellita... Ma neanche tanto (Il Krukmull è © di Stefano Benni).
Bene, nonostante le fosche previsioni dell'impiegata trovo un parcheggio, acquisto la marca da bollo, torno in Comune, dove c'è una fila di 3 persone - ovvio. Attendo, ricevo i miei documenti ed ho finito.
Un'odissea di 4 ore, distribuite fortunatamente (?) in due mattinate, nei mari agitati della Burocrazia che non potevo non raccontare. Dopo quel giorno, ci sono stati almeno altri 3 giorni di storie da brivido, ma l'articolo diventerebbe troppo lungo. Prima o poi le racconterò, perchè ci sono alcuni spunti notevoli. Una piccola, piccolissima anticipazione: in coda all'ufficio postale mi è capitato di essere testimone di una delle più originali e prolungate violazioni del secondo comandamento che ho mai sentito, roba da scomunica immediata, se non da arresto. Si trattava di un pensionato davvero fuori dai gangheri, con giusta ragione, anche se ha trasceso...
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