Leggo oggi su Repubblica la notizia della gogna mediatica cui è stata sottoposta una direttrice di banca per avere creato un video, poi diventato virale, nell'ambito di un contest aziendale del suo istituto. Video che non era destinato alla condivisione su canali pubblici, anche se a quanto pare non c'erano limiti in merito, nè aveva scopi pubblicitari: era per uso interno.
Su come e perchè abbia raggiunto i social non perdo tempo; voglio porre l'accento invece sull'incredibile massacro mediatico cui è sottoposta la direttrice della filiale. Leggete l'articolo per dettagli.
Ho già
scritto altrove cosa penso dei
social network; non posso che confermarlo, oggi che il fenomeno è persino più diffuso. Credo che il 99% di quanto viene pubblicato sia inutile; sinceramente non mi interessa nulla delle attività quotidiane di persone che non conosco. Nel caso di amici, preferisco di gran lunga il contatto diretto.
In un contesto assai più rilevante, temo cosa è possibile fare con i social network: pensate alle fake news, tanto per fare un esempio. Oggi non è un'esagerazione pensare che quanto si pubblica su queste reti può facilmente orientare elezioni, correnti di pensiero, idee ed altro. Inquietante.
Per un 1% ritengo invece siano utili, utilissimi, persino indispensabili: tantissime volte, ad esempio,
Twitter si è rivelato fondamentale nel diffondere notizie, informazioni, richieste, suggerimenti ed altro in occasione di eventi tragici; penso poi che
Facebook sia uno strumento fondamentale per aziende, pubblica amministrazione statale e locale, personaggi pubblici, amministratori della cosa pubblica ed altro: un modo per comunicare con cittadini, clienti e soprattutto per rendere pubblico il dialogo con gli stessi, permettendo di valutare l'efficienza e l'affidabilità di chi vi si propone. Chiunque può verificare cosa e come risponde chi ci amministra o ci vende beni e servizi, e crearsi un'opinione (un po') più informata. E così via, gli scenari possibili sono tanti.
Insomma, lungi da me l'idea di demonizzare i social network, anzi. Però l'uso va regolamentato, senza dimenticare che la libertà di espressione va garantita. Quindi ci si scriva quel che si vuole, ma si dovrebbe essere pronti ad assumerne pienamente la responsabilità, in base ad una regolamentazione che prevede sanzioni e pene per chi fa cyberbullismo, per chi pubblica false notizie, per chi insulta e aggredisce. Non è un discorso che mi piace, devo confessarlo: il passo tra regolamentazione e controllo o censura è breve. Però non è più accettabile il linciaggio mediatico, di chiunque e da parte di chiunque, nè la pubblicazione ad arte di notizie false.
La stupidità è inarrestabile, ma si potrà pure limitare, anche se in minima parte. Almeno spero.