"Gli Jatravartid di Viltvodle VI credono invece che il cosmo sia nato dallo starnuto di un essere chiamato il Grande Ciaparche Verde."

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Questa non è l'America

di Alan Friedman

Questa non e' l'America
Immagine da Newton Compton

Dopo l'elezione di Trump alla Casa Bianca mi è venuta la curiosità di capire le ragioni di questo risultato. Dopo avere sentito pareri di cosidetti "esperti", opinionisti, giornalisti e compagnia bella, un'idea me la sono fatta.

Quando ho ricevuto la quotidiana offerta lampo Kindle che comprendeva Questa non è l'America di Alan Friedman, presentato come reportage sugli USA pre e post elezioni, mi sono detto che potevo certamente spenderci 1,99 euro senza rimpianti.

Non avevo mai letto nulla di Friedman; ho avuto occasione di vederlo in occasione delle sue apparizioni TV e non avevo avuto una buona impressione, mi era sembrato piuttosto deferente ed ossequioso nei confronti dell'intervistato di turno; le sue argomentazioni parevano valide ma poco incisive. Confesso che si trattava di sensazioni derivate da pochi minuti di interventi e discussioni, quindi decisamente superficiali. Rendendomi conto che le mie impressioni non erano certamente argomentate, ho deciso che potevo lanciarmi in questo folle investimento per farmi un'idea precisa e documentarmi un po'.

Beh sono pochi centesimi davvero ben spesi. Fin dalle prime pagine risulta evidente che Alan Friedman è un ottimo professionista, che sa come condurre in modo approfondito e documentato un'indagine giornalistica. Ogni intervista, ogni dato, ogni avvenimento sono documentati con tanto di fonti: Friedman riporta i fatti, limitando al minimo le opinioni personali, che comunque ovviamente emergono, sia pure in modo sfumato, in un lavoro di respiro così ampio.

Questo in omaggio alla tradizione del più classico giornalismo anglosassone: un reporter deve parlare solo dei fatti, le opinioni sono demandate agli opinionisti (NON ai giornalisti). Negli Stati Uniti un reportage dove l'autore esprime un'opinione, anche solo tra le righe, non arriva in stampa: il capo redattore lo rifiuta. Questa è stata una gradita sorpresa. Sono davvero stanco di quei giornalisti che dedicano i 3/4 dell'articolo a parlarsi addosso perchè amano leggersi; purtroppo, tranne poche eccezioni, in Italia sono la stragrande maggioranza. Si tratta di uno stile che magari può essere divertente, ma ha il gravissimo difetto di portare i fatti in secondo piano e diventare presto noioso.

Secondo punto da segnalare, l'organizzazione e lo stile: ogni capitolo tratta ed approfondisce un aspetto nei dettagli, in modo chiaro, susseguente e logico, per poi collegare l'argomento al successivo in modo naturale. Questo rende la lettura fluida ed interessante. Lo stile la rende anche molto piacevole: chiaro, sintetico, senza voli pindarici o periodare pesante (provate a leggere Noam Chomsky per apprezzare la differenza: Chomsky è certamente geniale, ma certo la lettura non è scorrevole...). Il risultato è che il lettore si concentra sul contenuto. Credo che questo dovrebbe essere lo scopo di ogni reportage.

Terzo, il contenuto in sè. Mi ripeto: è tutto molto ben documentato e verificabile, come dovrebbe essere ogni analisi giornalistica seria. È evidente il tempo che Friedman ha dedicato alla ricerca e soprattutto a parlare con le persone. Vi sono numerosi stralci delle interviste che ha fatto, con collegamenti al contenuto completo in modo da permettere al lettore di verificarlo. Questo dà, no anzi assicura, la buona fede dell'autore e la validità e documentabilità di quanto riporta.

Il libro copre un periodo di alcuni mesi precedente e successivo all'elezione di Trump. Parte da un'analisi generale della situazione socio-economica degli USA, dall'era Reagan fino alla presidenza Obama, passando per Bush padre e figlio e Clinton, mostrando come tutti, tra il primo Reagan e l'ultimo Bush, Clinton compreso (sì, proprio il democratico Clinton...), abbiano avviato lo smantellamento dello stato sociale, dal welfare alla sanità, dal mondo del lavoro ai sindacati, passando per il liberismo pressocchè incondizionato garantito alla finanza ed il successivo impoverimento della middle class.

Si passa poi alle conseguenze della crisi finanziaria del 2008, con la diffusione incontrollata dei McJob ed il peggioramento esponenziale delle condizioni del mondo del lavoro, cosa che sta accadendo anche in Italia ed in Europa. Questo capitolo è davvero angosciante, tra tutti ricordo il caso di Deborah Shank, ex dipendente di Wal-Mart. Leggetelo. Alla faccia dei diritti dei lavoratori.

Il passo successivo è la conseguenza che queste situazioni hanno causato: un aumento drastico della povertà, con numeri che sono impensabili per la "ricca" società USA, almeno per chi non dedica tempo ad informarsi. La descrizione degli abitanti del delta del Mississipi è incredibile: mi chiedo quanti al di fuori degli Stati Uniti (e anche lì a dire il vero....) ne siano informati. Povertà che, come prevedibile, colpisce soprattutto la popolazione di colore.

Questo è il prologo ideale per passare a descrivere la piaga del razzismo nello società statunitense, con i recenti fatti di sangue con la polizia che spara su persone disarmate, passando poi al problema del controllo delle armi e all'enorme influenza dell' NRA sulla politica .... Insomma un'analisi punto per punto di come si è giunti alla situazione che ha portato all'elezione di Trump. Lo dico ancora: un elenco di fatti, non di opinioni. Poi, si può discutere fino alla sfinimento se queste, o parte di queste, siano le cause reali della presenza di Trunp alla Casa Bianca. Di sicuro vanno considerate.

Insomma, un reportage davvero ben fatto, interessante, che analizza i problemi attuali della società statunitense, senza pretendere di fornire soluzioni - nè è questo il suo scopo: si tratta di giornalismo, cioè di informazione. Sopratttutto, spinge il lettore ad approfondire, informarsi, documentarsi, quello che l'informazione di parte cerca solitamente di impedire.

Lo suggerisco caldamente. E tanto di cappello ad Alan Friedman.

Tags: Letture, Saggistica, Alan Friedman

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E questo Ciaparche, cos'è?

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