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Who I Am

di Pete Townshend

Who I Am  Pete Towshend
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La biografia di uno dei più grandi artisti della scena rock dalla metà degli anni 60 ad oggi. Credo tutti sappiate che Pete Townshend è il leader degli Who, una delle most influential rock bands ever, per dirla con le parole di Rick Wakeman.

È una biografia che colpisce per la evidente sincerità.

Dopo i tormentati anni dell'infanzia, con gli episodi sfumati di abusi sessuali, ancora oggi sepolti nel subconscio, il Pete adolescente si presenta insicuro, timido ed egoista, con difficoltà di rapporti con le persone, con le donne e senza nascondere alcune pulsioni omosessuali.

La maturità evidenzia il genio artistico di Pete: scrive Tommy tra il '68 ed il '69, a soli 22 anni, opera geniale che trasforma The Who in un fenomeno planetario; nel 1970 incidono Live at Leeds, ancora oggi considerato Best live rock recording of all time.

Con ragione: la fama degli Who si deve alla straordinaria, irripetibile energia che trasmettevano nei concerti. Ascoltate Live at Leeds su un buon impianto ad alto volume: adrenalina pura, nessuno riesce a tenere il passo di Pete, Roger, John e Keith. E non hanno quasi usato basi su nastro in quel concerto: tre musicisti e un cantante, capaci di generare una potenza che spazza via chiunque altro.

Non è un caso che ai grandi raduni rock nessuno volesse esibirsi dopo gli Who, nemmeno il divino Hendrix (portato in Inghilterra proprio dagli Who, tra l'altro). A dire il vero, nemmeno The Who volevano esibirsi dopo di lui...

Dopo avere raggiunto la vetta, inizia la crisi: Pete beve in modo sempre più smodato (ma quanto diavolo bevono gli anglosassoni?!?!), Keith Moon ha ormai iniziato la fase discendente della sua parabola distruttiva, i contrasti con John Entwistle (considerato il più grande bassista rock di sempre) e Roger Daltrey si fanno più evidenti.

Pete soffre la difficoltà di dover competere con sè stesso e si dedica a un progetto ambizioso, Lifehouse, che non porterà mai a termine - diversi pezzi scritti allora tuttavia saranno presenti in quel capolavoro che è Who's Next.

Nello stesso periodo il matrimonio, le relazioni con altre donne, l'influenza del maestro spirituale Meher Baba, l'insoddisfazione nel lavoro e la convinzione che The Who non siano più capaci di dare sfogo alle sue ambizioni artistiche, iniziano a portare Pete in un vortice di dubbi e insicurezza.

Tuttavia, nel 1973 The Who pubblicano Quadrophenia, la loro seconda rock opera, un capolavoro assoluto, da molti (me compreso) considerato superiore anche a Tommy.

L'album, tuttavia, compromette ulteriormente i rapporti tra Pete e gli altri: Quadrophenia è scritto completamente da Pete, è totalmente suo artisticamente, per ispirazione e per quello che ci mette dentro di sè. Inoltre, è difficile suonarlo dal vivo, per problemi tecnici: le numerosi basi su nastro limitano la creatività del gruppo sul palco.

Iniziano le aspirazioni soliste di Pete, che ormai lavora da solo. Dopo Who Are You e la morte di Keith, la band inizia il declino, mentre Pete è ormai pienamente avviato alla carriera solista e ad una maturazione artistica e personale.

Nuovi progetti, nuovi lavori, le figlie che crescono, lo spazio sempre più ampio dedicato ai numerosi progetti di beneficenza, l'incontro con Rachel Fuller, sua seconda moglie e madre del suo terzo figlio, la "reunion" con Roger e John e il ritorno agli show live fino alla morte di John, conducono verso il termine del volume, senza dimenticare l'episodio dell'arresto per detenzione di materiale pedopornografico, per portarci ad oggi, con la rinnovata e profonda amicizia con Roger, il nuovo album Endless Wire e nuovi tour e ci consegnano un Pete diverso, come è ovvio.

L'unica costante della sua vita è il genio straordinario.

Una lettura che consiglio a tutti gli amanti del gruppo e del rock in genere.

Tags: Pete Townshend, The Who

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