Lettera a Monti
Stimato prof. Monti, Lei mi piace. Mi piace il suo modo di fare pacato, mi piace il suo essere serio senza essere serioso, il suo modo di esprimersi - a proposito, grazie per non contribuire all'uccisione del congiuntivo -, mi piace il fatto che Lei pare essere una persona onesta.
Mi perdoni il tono dubitativo: ma sa com'è, quando si entra in certi ambienti, il rischio di contagio è altissimo.
Anche una persona posata come Lei avrà commesso in gioventù qualche sciocchezza. No, mi perdoni. "Sciocchezza" è eccessivo; sono convinto che non si sia spinto più in là della classica marachella. Ad esempio, scommetto che Le è capitato di bere qualcosa in pubblico con la cannuccia e fare un piccolo gesto maleducato: cosa ha fatto quando è arrivato al termine e restavano quelle poche gocce che non possono essere aspirate se non con un fastidioso rumore di risucchio?
Andiamo, non mi dica che Lei è riuscito a sfuggire al demone della perversità, così ben descritto da Poe, ed ha deposto il bicchiere. È una piccola perversione cui nessuno sfugge.
Ne sono sicuro anche perchè Lei sta perseverando in questa brutta abitudine.
Poco più di un anno fa, Lei ha infilato nelle mie vene (e in quelle di quasi tutti gli italiani) un grosso ago e ha cominciato a succhiare con avidità. Si poteva evitare, era un male necessario, c'erano altri modi?
Non lo so. Ma io sono sempre stato disposto a fare la mia parte e dare il mio contributo, seppure obtorto collo. D'altra parte, viviamo in una democrazia, e "la democrazia è la peggior forma di dittatura", come diceva un giornalista che lei ha certamente letto, Indro Montanelli.
Credo, egregio Professore, che l'età abbia influito sulle sue capacità uditive: non sente quello stesso, fastidioso risucchio adesso? Non vede che sono diventato debole, anemico?
In queste condizioni non ho modo di recuperare e far sì che il mio organismo generi altro sangue.
Nella stessa situazione si trovano numerosi miei concittadini, provati e messi a terra dal sisma che ci ha colpito.
Ogni vampiro sa che non deve aspirare tutta la vita dalle sue vittime, se vuole sopravvivere.
Mi perdoni l'analogia ardita, spero non si adonti. Ma è così calzante.
Mi permetto quindi di suggerirLe di dosare meglio i Suoi pasti. O di distribuirli più equamente: c'è chi ha parecchio sangue, anche in eccesso. Non voglio certamente dire che il salasso sia una cura efficace: quei tempi sono passati. Però è certamente più equo (so che Lei apprezza particolarmente questo aggettivo) aspirare da ciascuno proporzionalmente alle sue possibilità.
Concludo con una piccola nota di speranza. Se mai un giorno dovesse decidere di restituire, anche in piccola parte, quanto mi ha preso, il mio gruppo sanguigno è 0 negativo.
La ringrazio per l'attenzione.
Un cittadino anemico.
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