Un anno fa
Fa un anno oggi. Credo che tutti noi della Bassa siamo andati a dormire questa notte con un pensiero alla stessa notte di un anno fa, quando non eravamo consapevoli di essere felici. Per tutti noi, anche chi non ha perso i propri cari, o non ha avuto danni materiali, è stato un periodo difficile. Concetto banale ma non meno vero.
Già mi figuro i servizi sulle TV, nazionali e locali, che ci riporteranno per qualche minuto all'attenzione di tutti.
Poi si cambia canale e si guarda qualche talk show o peggio (c'è di peggio?!?!?).
Ma ci sta: ricordiamoci che anche noi, la stragrande maggioranza di noi, si comportava e si comporta allo stesso modo quando le disgrazie toccano agli altri.
Quindi, su con il morale e continuiamo a rimboccarci le maniche, soprattutto cerchiamo di sopportare l'incredibile trafila burocratica che ci troviamo ad affrontare, roba da fare impallidire la biurokratizmom sovietica dei tempi del comunismo.
Nonostante la tragicità e la vicinanza degli eventi di un anno fa, molti momenti e molti ricordi cominciano a sfumare e restano solo memorie di istanti fissati nel tempo.
A differenza di diverse persone che conosco, non ho vissuto in modo traumatico le scosse principali. La scossa del 20 l'ho dormita per intero: sì, non è riuscita a svegliarmi...
Quella delle 9 del 29 maggio l'ho vissuta in auto. Fermo ad un semaforo, non ho trovato di meglio che attaccare le frecce di emergenza ed aspettare. Mi è rimasto impresso l'urlo di rabbia di un tale che usciva da un condominio che ondeggiava leggermente: "Ma bastaaa!!!!" con un bell'accento modenese. Mi fece ridere allora, anche durante quei momenti, perchè sapeva tanto di emiliano doc e dava proprio l'idea che stesse per dire "ma vaffanculo il terremoto"... Magari l'ha pure detto.
Ricordo il viaggio per tornare a casa, forse più pericoloso del terremoto stesso, con la gente che guidava in preda al panico, non esistevano più semafori e precedenze.
Ricordo la zona industriale di Medolla / Mirandola, la più colpita anche per numero di vittime, che mi trovai ad attraversare per raggiungere casa 30-40 minuti dopo il sisma. Sembrava un'area bombardata, con le colonne di fumo che si alzavano da diversi stabilimenti, dove lavorano e lavoravano parecchi miei amici. È stato in quel momento che mi sono reso conto, anzi ho cominciato a rendermi conto, delle dimensioni del disastro e a provare vero timore per amici, conoscenti, concittadini.
Ricordo i commenti stupefatti di volontari, vigili del fuoco, personale della protezione civile, che quando arrivarono nella prima mattinata del 20 maggio si trovarono di fronte operai, imprenditori, gente comune, preti, tutti quanti insomma, che stavano già spostando macerie, eravamo già tutti al lavoro. Incoscienti, certo, ma non si riusciva a farne a meno.
Nel mio paese, già alle 12 del 20 era allestita una mega-struttura dove trovarono prima assistenza un centinaio di persone - acqua, un pasto caldo. Certo, la tenda era stata approntata in precedenza per altri scopi, ma in poco tempo fu trasformata in centro di ritrovo ed aiuto.
Ricordo anche parecchi sorrisi, per quanto possa sembrare fuori luogo o strano, ma è vero: quando si trovava qualche conoscente, si cominciava subito a raccontarsi come si erano vissuti quei momenti. Dopo, si arrivava sempre a parlare di episodi che strappavano qualche risata, che serviva anche ad esorcizzare la paura.
Ricordo questa foto, che secondo me è quella che rappresenta al meglio la nostra gente in quei momenti:
Un pensiero per quelli che non ce l'hanno fatta e per chi è stato ferito ed un grazie a chi ci ha aiutato.
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